MPN Roma MPN sbarca a Roma Alice Briguglio Quando Ludovico Seppilli mi ha proposto di imbarcarmi in questa avventura ho da subito accettato con entusiasmo. Credo che l'impegno sociale e culturale nel dialogo e nel confronto di esperienze debba cominciare nel periodo delle nostre formazioni universitarie, proprio quando maggiore potrebbe diventare la tendenza verso l'individualismo e il carrierismo. Solo così la nostra generazione potrà non ripetere gli errori di quella che ci ha immediatamente preceduto: abbandonarsi al perseguimento dei proprio scopi individuali, per prestigiosi che siano, nel totale disinteresse della cosa pubblica.
Roma, grande e dispersiva com'è, non è certo la città più facile per avviare un'attività come quella di Mpn, ma mi incoraggia l'entusiasmo che ho già riscontrato nella prima diffusione del progetto.
Partiremo da un evento su un tema generale e ottimistico, per così dire scaccia crisi: "La ricerca della felicità tra diritto e sociologia". Abbiamo poi tante idee e un obbiettivo principale, radicare Mpn sul territorio romano; darle, in questa sezione, un'identità romana, sfruttando al massimo tutte le caratteristiche, le potenzialità e gli stimoli che offre questa straordinaria città. Perciò, ad esempio, la musica: l'auditorium di Santa Cecilia è uno dei centri musicali più importanti d'Europa e del mondo; l'arte: Roma, oltre che essere un museo a cielo aperto, è stata città di elezione di grandi pittori del '900; il funzionamento della giustizia: Roma è la sede delle magistrature di vertice. E molto altro ancora!
Esteri Se il presidente degli Stati Uniti è nero Alberto Di Guida Se il presidente degli Stati Uniti è nero non capisco perché, alcuni giorni fa a Roma, Mario Balotelli sia stato preso di mira dai soliti cori razzisti. Quando fatti privi di senso come questo avvengono, soprattutto considerando che Balotelli è italiano, la reazione è sempre la stessa: multe (completamente inutili e anche dannose, perché per la mentalità ultrà sono una specie di premio), diffide, discussioni e ondate di retorica. Se il presidente degli Stati Uniti è nero non capisco perché Angela Vettese, assessore al turismo e alla cultura del comune di Venezia, abbia pubblicato su Facebook, in merito alla questione dell’incidente in gondola in cui ha perso la vita un turista tedesco, uno stato in cui definiva “i tedeschi quelli che ogni 50 anni cercano di distruggere l’Europa” e “quelli che continuano ad attuare genocidii”. Siamo tornati a dieci anni fa (o meglio, non ci siamo mai mossi), quando Silvio Berlusconi propose l’attuale presidente del parlamento europeo Martin Schulz come protagonista per il ruolo di Kapo. Se il presidente degli Stati Uniti è nero non capisco perché il ragazzo di 24 anni che, uscito ubriaco da un concerto, ha investito tre persone uccidendone una, sia stato linciato dalla folla. Non riuscirei a capirlo se tutti i mezzi d’informazione che hanno divulgato la notizia non avessero sottolineato il fatto che il pirata ubriaco è moldavo. Se il presidente degli Stati Uniti è nero, i conti non tornano. Anzi, alcuni possono continuare a sostenere che “non ci sono italiani negri”, continuare a non esultare quando segna il più forte giocatore della loro nazionale, continuare ad odiare i tedeschi ricchi, culoni e antisemiti, continuare ad odiare i “rumeni” che bevono tutto il giorno, ma tanto, se il presidente degli Stati Uniti è nero, si ritroveranno ad essere sempre di meno, mentre i neri, i tedeschi, gli ebrei, i moldavi e i romeni, in Italia, saranno sempre di più.
Dal mondo Save the Word, save the World! Alessandro Dalpasso Di tutto quello che è stato detto durante e a lato della 68esima assemblea generale delle Nazioni Unite ciò che ha maggiormente colpito è quello che non è stato detto. Sembrava potesse essere, finalmente, la grande occasione per aprire una vera e propria occasione di dialogo tra Stati Uniti e Iran. Fin dal suo insediamento Obama aveva promesso una politica estera divesa dai suoi predecessori, affermando di essere disposto a parlare con chiunque pur di arrivare ad una pace globale credibile. Rohani, dal canto suo, si è dimostrato di un altro pianeta rispetto ad Ahmadinejad prendendone le distanze e giungendo a ritrattare la negazione dell'Olocausto fatta dal predecessore. Cosa più importante però è che l'Iran ha appoggiato la richiesta di distruggere l'arsenale chimico siriano e ha liberato vari prigionieri politici. Ma perché è così importante il dialogo se, in fondo, questa è la dimostrazione che le sanzioni hanno funzionato? La risposta è nelle parole piene d'odio dell'ex sindaco di New York Giuliani e del premier israeliano Netanyahu, che definiscono Rohani (quando lo fanno in modo politically correct ) "ipocrita", "assassino" e "falsa colomba di pace", oppure nelle dichiarazioni della lobby filoisraeliana e del senatore Lindsey Graham a Washington, che chiedono a gran voce un attacco preventivo contro l'Iran per bloccare qualunque trattativa. E nella terra degli Ayatollah sia il congresso che i Guardiani della Rivoluzione non vedranno certo di buon occhio una trattativa aperta con gli USA. Le conseguenze se il dialogo fallisse sarebbero terribili: guerra e l'intero equilibrio (già precario) della zona compromesso. C'è poco tempo e ci vuole tanto coraggio. Tra salvare una parola e salvare il mondo intero, di differenza, c'è solo una lettera.
Politica L'importanza di essere leader Ludovico Seppilli Angela Merkel guiderà la Germania per la terza volta consecutiva, dopo l'ennesima vittoria elettorale e il consolidamento della sua immagine di fronte al suo Paese. Non entrerò nel merito delle sue politiche, sebbene sia difficile non constatare la solidità industriale e produttiva dell'unico Stato europeo rivelatosi in grado di fronteggiare la crisi mondiale mantenendo comunque positiva la crescita della propria economia. Quella solidità è però una conseguenza, quasi inevitabile, di un fatto concreto: la serietà di una leadership. Come fu per Blair, portatore di idee sicuramente differenti, per non parlare di Kohl o Thatcher: difficilmente un leader forte, serio e coerentemente ispirato a precisi valori non garantisce una visione di Paese sufficientemente chiara. Ed è quella visione di Paese che si è rivelato l'assist più prezioso per il sistema tedesco, forte ad esempio di un piano industriale sul lungo termine che nessun competitor europeo aveva. La vittoria di Frau Merkel è il risultato di aver messo la Germania su dei binari chiari sin dal primo giorno del primo mandato ricevuto. Una strada tracciata da riforme coraggiose, a tratti anche impopolari, ma che poi si sono rivelate fondamentali. Questa è la Politica. L'attenzione all'immediato, i ricatti, l'ignoranza e l'approssimazione che tutti i giorni vediamo colpire la nostra Italia non possono che causare l'instabilità di cui tanto ci lamentiamo. La responsabilità, tuttavia, non sta in nessuna forza oscura. Ma soprattutto in una popolazione, come la nostra, poco attenta e perennemente alla ricerca di clown o showman invece che di leader. Perché gli amanti della democrazia liquida potranno straparlare quanto vogliono, ma la storia si plasma e si cambia dall'alto, con una leadership sì democratica, ma autoritaria. Angela Merkel ha dimostrato che nel 2013 questo fatto storico valido dall'antica Roma continua ad essere attuale. L'Italia farebbe bene a prenderne atto.
Sport Lo sport in parlamento Stefano Lioy Voglio inaugurare questo nuovo ciclo di newsletter rendendo omaggio ad una grande professionista del mondo dello sport, e della scherma in particolare, quale è Valentina Vezzali. Poche settimane fa ho avuto il piacere di conoscere di persona questa grande atleta e di assistere ad un dibattito in cui la campionessa italiana si confrontava con altre illustri personalità del mondo sportivo. Ascoltando le storie riguardanti i sacrifici e le difficoltà superate dalla campionessa olimpica pur di arrivare ad esprimere il suo talento ad altissimi livelli, mi sono accorto di come in Italia alcuni sport considerati minori vengano del tutto messi in secondo piano. Strutture fatiscenti e fondi praticamente inesistenti rendono impossibile la vita agli atleti che si trovano a non avere i mezzi necessari allo svolgimento di un completo allenamento. Il dibattito era fortemente incentrato anche sulla necessità di incoraggiare lo sport tra i giovani ed i giovanissimi, al fine di creare una generazione mossa dal desiderio di una sana competizione, caratterizzata da valori veri, fondamentali nella vita di tutti i giorni. Sono orgoglioso di sapere che una persona onesta e giusta come Valentina Vezzali sia in Parlamento e non mi importa il suo schieramento politico perché ho fiducia nel fatto che il vero cambiamento debba partire da persone così.
Dagli USA Due facce della stessa medaglia Lorenzo Tassone SAN FRANCISCO – Da un mese vivo in questa splendida città, tanto bella quanto controversa. Gli stipendi sono i più alti d’America (un neo-laureato in informatica guadagna 100-120.000$), ma è anche la città con il più alto numero di homeless. Una camera singola con bagno e cucina condivisa a San Francisco costa almeno 1.000$ ed i prezzi delle case sono alle stelle in tutta la Silicon Valley.
L’Italia viene spesso additata di eccesso di democrazia mentre gli Stati Uniti come esempio contrario. Probabilmente è vero, il sistema di leggi permette di incorporare facilmente un’impresa e di poterla gestire. Tuttavia è stata vietata la vendita degli ovetti Kinder con le sorprese all’interno in quanto il cibo non può contenere una parte non commestibile. In compenso il numero di armi pro-capite negli USA oscilla tra le 70 e le 90 ogni 100 persone a seconda delle statistiche che si leggono. Si calcola siano 200 milioni le armi in circolo e tuttavia non si riesce a fare una legge per limitarle.
500 sono i dollari di multa se non attraversi sulle strisce pedonali. Uno dei sistemi legislativi meglio sviluppati, con la sicurezza della pena in poco tempo, senza possibilità di prescrizioni o scappatoie. Ogni 30 minuti in media viene commesso un omicidio. L’America è lo stato con il più alto numero di cittadini in carcere al mondo, secondo dei dati emessi dal Dipartimento di Giustizia nel 2006, uno ogni 32.
Secondo me quindi i due maggiori punti di forza di questo paese non vanno ricercati nel sistema di tasse migliore o negli stipendi più alti ma sono l’orizzontalità e la voglia di provarci. La facilità di conoscere nuove persone, di avere un colloquio anche solo di cinque minuti con un amministratore delegato di un importante azienda sono esempi rappresentativi del primo punto che è strettamente collegato al secondo. Infatti se da questi colloqui nasce un’opportunità lavorativa, è naturale che si provi a concretizzarla. Proprio per questo motivo molti privati cittadini oltre che le grandi aziende investono in startup consci tuttavia del fatto che nove volte su dieci non vedranno indietro i loro soldi, ma con la certezza che con la decima volta ci guadagneranno. Se in Italia ci fosse un sistema meno ingessato in vecchie formalità e più dinamico, pronto a cogliere l’occasione e se si passasse meno tempo a lamentarsi di ciò che non funziona e si dedicasse quel tempo a provare a risolvere i problemi, probabilmente vivremmo in un paese migliore.