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Addio Brasile, Il confine tra Justin Bieber e un premier, Mare Nostrum o bagno di sangue, Mover odissea contemporanea, Back to Iraq

06.14

Cari amici, care amiche
 
eccoci arrivati alla fine di un'altra tappa. Come sempre, questa è l'ultima newsletter e ci rivedremo poi a settembre con la ripresa delle nostre attività.
In questo mese di giugno abbiamo lavorato molto per ridefinire l'organigramma dell'associazione, e nel mese di settembre MPN verrà lanciata a Milano e a Londra, dove i due Presidenti sono già al lavoro per i dettagli dei due eventi.
 
Per quanto riguarda Milano, Presidente sarà Ginevra Iattoni, affiancata da Francesco Cavallo come Segretario Generale. A loro il Direttivo ha dato mandato di comporre il resto del board.
Carolina Neri sarà invece la nostra Presidente a Londra, mentre il ruolo di Segretario Generale è stato assegnato ad Alexandra Jonerheim, dalla Svezia, che diventa così la prima non italiana a ricevere un incarico ufficiale in Mpn. Sempre più internazionali!
 
Il Consiglio Direttivo si riunirà invece dopodomani per votare il nuovo Segretario Generale. Come da Statuto, toccherà a me proporre una persona. Al termine della riunione troverete online tutte le informazioni in merito.
 
A giorni sarà invece sul sito il reportage, che la nostra Anna ha realizzato sui test di ammissione a medicina, con interviste al Ministro Giannini, all'Onorevole Vargiu e ad alcuni medici e studenti. 
 
Intanto, buona estate a tutti voi da MPN e in bocca al lupo per gli esami ai tanti ancora in sessione!
 
Ludovico Seppilli

 

Sport ADDIO BRASILE Stefano Lioy Il Mondiale per noi è già un amaro ricordo. Per la seconda volta consecutiva lasciamo la competizione calcistica più importante già agli ottavi dando chiaro esempio delle difficoltà che il nostro calcio si trova ad affrontare. Come sempre accade dopo una simile disfatta, si sono aperti pubblici processi a c.t. e giocatori colpevoli di non aver saputo essere all’altezza di avversari tutto sommato non così irresistibili. Tra convocazioni rivedibili, calciatori imbarazzanti e caldo asfissiante non è poi così facile individuare il capro espiatorio della disfatta brasiliana. Gli azzurri hanno dimostrato gravi lacune dal punto di vista del gioco, ma quel che è peggio è che non sono riusciti a mettere in mostra un minimo di carattere, forse non riuscendo a comprendere in pieno di trovarsi su un campo da calcio e non ad un saggio di danza classica. La vittoria contro l’Inghilterra, squadra imbarazzante, ci aveva fatto sperare in un Mondiale ricco di emozioni, battiti di cuore e caroselli festosi, che già dopo la partita con la Costa Rica si sono rivelati lontane utopie. L’11 agosto dovremmo sapere il nome del nuovo commissario tecnico, che questa volta deve impegnarsi davvero a premiare unicamente coloro i quali si dimostrano degni di indossare la maglia azzurra, uomini prima che calciatori disposti a versare ogni singola goccia del proprio sudore per la vittoria. Da oggi in poi non ci deve essere posto per sbruffoncelli presuntuosi e buoni a nulla che passano più tempo dal parrucchiere che sul campo, non ci deve più essere spazio per gente che pensa solo a twittare e trovare ogni modo per mettersi in mostra e finire sulle prime pagine di giornali da quattro soldi. È tempo di cambiare: nel calcio come nella società deve esserci posto per chi dimostra di avere gli attributi e per chi davvero merita di essere elogiato per le sue capacità. Per il resto godiamoci questo splendido Mondiale reso ancora più bello dalla debacle di Hannibal e la sua truppa.
 
Politica Il confine tra Justin Bieber e un Premier Ludovico Seppilli Un bel discorso quello di Matteo Renzi a Bruxelles. Un fiume di parole dette con innegabile entusiasmo. Penso anche che ci creda davvero nella possibilità di far cambiare verso all'Europa.
Ma questo difficilmente avverrà con una così spregiudicata montagna di retorica e di concetti stupendi ma nei fatti per nulla incisivi.
Il selfie e Telemaco sono metafore "giovani", e per far twittare come dei forsennati i suoi fan non c'era sicuramente arma migliore. Il problema è che, come già scrissi in occasione di "Arrivo, arrivo" o di rivoluzione@governo.it, non si tratta di Justin Bieber circondato da urlanti bambine in brodo di giuggiole. Ma di un premier temporaneamente alla guida di un continente che ha di fronte a sé mesi, nemmeno anni, per cambiare profondamente e ringranare o abbandonarsi ad un declino irreversibile.
Israele che ha diritto e dovere di esistere. Verità sacrosanta. Ma dire che o da domattina l'UE inizia una lotta senza fine per far tornare i marò o l'Italia fa saltare il banco? Dire che la politica estera della signora Ashton un terranova la avrebbe condotta in modo più credibile? Troppo fuori dagli schemi.
Troppo coraggioso anche dire che Cameron e le sue perplessità su Juncker così assurde poi non lo fossero.
Così come evidenziare che la politica economica fin qui attuata da Bruxelles è utile solo a sapere tutto ciò che non si deve fare da qui in avanti. O che la BCE o diventa una vera banca centrale o possiamo anche salutare ogni prospettiva per l'eurozona.
Fare cinque, sei proposte di interventi economico-finanziari concreti. Porre il tema dell'assurda disparità fiscale tra stati membri.
Le famose #coseconcrete. Condite da un pizzico di verità che fanno male, ma che sarebbe importante iniziare a mettere sul tavolo.
Quelle che, più di qualsiasi selfie, segneranno il confine tra sei mesi di guida dell'UE tesa al futuro, e sei mesi di ovvietà e banalità utili giusto a farci ritrovare al punto di partenza.
 
Commissione MPN MARE NOSTRUM, o bagno di sangue? Stefano Todesco Ultimamente l'operazione Mare Nostrum è sulla bocca di tutti, e i pareri a riguardo sono molto divergenti. Prima di mettere in dubbio la legittimità di tale operazione, si dovrebbe fare un breve excursus su quando è nata e perché.
L' operazione è stata avviata il 18 ottobre 2013, per venire in contro all'emergenza umanitaria venutasi a creare nel Mediterraneo in seguito ad un incidente che ha visto morire 366 migranti. L'operazione viene definita anche militare perché, come ha detto l'ammiraglio Mantelli a La Stampa, il suo secondo fine è quello di fermare la tratta del mediterraneo mediante l'arresto degli scafisti, coloro che con mezzi di fortuna "aiutano" i migranti a raggiungere il loro sogno, spesso conducendoli ad una morte atroce.
I dubbi riguardanti la Mare Nostrum sono più che legittimi, poiché, oltre ad un ingente impiego di denaro pubblico, questa ha contribuito ad incrementare il flusso migratorio. L'ammiraglio Mantelli, durante l'intervista, ha sostenuto che tale incremento possa solo in parte essere attribuito all'aggravarsi delle situazioni di paesi come Siria e Iraq, e che un grosso incentivo è derivato dall'inizio dell'operazione, che agevola l'arrivo in Italia grazie a tempestivi aiuti. Un'altra domanda spesso riportata da giornali e politici è: "in tutto ciò, l'Europa dov'è?" L'Europa in questa catastrofica emergenza si è pulita la coscienza con Frontex, un contributo economico destinato all'allestimento di campi profughi e al rimpatrio di clandestini. Peccato che ormai non si tratti più di clandestini, ma di rifugiati, e le situazioni dei campi profughi siano ormai inumane? Dopo questi chiarimenti si possono azzardare delle conclusioni. L'operazione Mare Nostrum costerà allo Stato italiano, secondo ilsole24ore, 10,5 milioni di euro al mese, ed esporrà il nostro paese a minacce terroristiche. In più questa operazione, nonostante ciò che viene detto dalle autorità, ha incrementato nei primi mesi del 2014 dell'823% il flusso migratorio verso l'Italia. La sensazione è che si stia combattendo una crociata sulla pelle del nostro popolo e su quella migranti, che, illusi da una falsa speranza, sono sempre più propensi a mettere la propria vita in mano a gente priva di scrupoli.
In tutto ciò tra Roma e Bruxelles vi è un continuo scarica barile con il quale non si viene a capo di questa situazione ormai insostenibile per le coste siciliane. Ma ormai sembra che l'importante sia "uscirne puliti", ovvero poter dire di aver fatto il possibile, nonostante il possibile non sia sufficiente né per adempire all'emergenza del mediterraneo né per ottenere un concreto aiuto dalla tanto unita e solidale Europa.
 
Interni Mover, odissea contemporanea Alberto di Guida È questo il titolo del libro d'esordio di Michele Silenzi, ragazzo classe 1986 che ha studiato filosofia a Roma, economia a Shanghai economia, e che ha lavorato nel settore dell’in­vest­ment banking a Milano e a Londra. Il suo saggio narrativo tratta temi e questioni fortemente presenti nel nostro tempo. Veloce, tecnologico, ma anche confuso e incerto. "Chi è il Mover? Una nuova coscienza. Il protagonista del mondo contemporaneo. Passa accanto a noi e attraversa la modernità agendo costantemente sul mondo e su­bendone i mutamenti. Senza punti di riferimento, anzi, creandoli e distruggendoli di con­tinuo. L’abitante di una frontiera che ogni giorno si fa più ampia. Il motore di una corsa senza fine."
Temi se vogliamo settecenteschi, sepolti da due secoli, stanno tornando. Sono, ormai, al centro della nostra vita quotidiana. Cosa siamo? Esseri in movimento, senza più radice. Lo spazio ormai è annullato. Non conta più viaggiare, non c'è più tempo per ammirare un paesaggio. Non interessa più. I nostri treni e i nostri aerei ci portano in poche ore a Tokyo, a Francoforte, a Brasilia, vanno così veloci che non ha senso guardare fuori dal finestrino. Facciamo colazione a Londra, pranzo a Parigi, cena a Milano. Siamo incontri, conversazioni. Stiamo abbattendo le barriere linguistiche, le diversità culturali.
"Sono figlio di questo tempo. La mia prima interpretazione di ogni cosa passa per un film, più a pubblicità, un articolo letto alla svelta, un video sgranato su YouTube, una foto su Facebook, una serie tv americana c on sottotitoli in koreano scaricata attraverso un ragazzo messicano. Qualsiasi cosa passa attraverso un'altra. È un gioco di scatole cinesi. Il mio mondo è una matriosca. Sono la mia epoca, bombardato da informazioni ingannevoli, bene che vada imprecise. Mi arrivano 400 mail al giorno di cui non so cosa fare. Ho in archivio un milione di foto che non guarderò mai. Ho immortalato ogni singolo istante della mia vita. Sul mio smartphone ci sono più di cento applicazioni del tutto inutili, ma mi diverte averle, mi piace sapere che ci sono. Non importa ciò che è utile o meno. Sono il prodotto di una contaminazione di tutto quello che succede nel mondo. La semplicità si riduce quasi sempre a noia, povertà d'interesse, ripetitività. Il sogno del pastorello e del buon selvaggio, se non facesse ridere, farebbe piangere. L'innocenza dell'umanità primitiva, quell'impasto di sporcizia e trivialità è il sogno degli annoiati, di chi vuole essere brutalizzato da un cavernicolo." Mover è da pochi giorni presente su Amazon e in tutte le librerie. A breve ne riparleremo sul nostro sito con un'intervista all'autore. È il caso di dirlo, state connessi.
 
Dal mondo Back to Iraq Alessandro Dalpasso Osservando con attenzione lo scenario geopolitico mondiale non possiamo che constatare che negli ultimi decenni ci scontriamo con curiosa ciclicità con tematiche che pensavamo di aver accantonato per sempre.
Il caso più emblematico è l'Iraq tornato agli onori della cronaca per le vicende terribili che lo riguardano sul fronte interno a causa dell'oramai più che noto nucleo terroristico conosciuto con il nome di ISIL, gruppo di fondamentalisti islamici che si è posto come obiettivo quello di ricostruire il Grande Califfato (per intenderci un area musulmano-jihadista che vada dall'Iraq alla Spagna) e che per ora controlla un'area grande come il Belgio fra Iraq e Siria.
Ma perchè proprio ora le prime pagine sono dedicate al Paese che un tempo fu del dittatore Saddam Hussein?
Non è per nulla facile come risposta e neanche così semplice come la vendono sulla carta stampata nostrana ma provo a semplificarla al massimo: quando nel 2003 l'intervento americano depose il regime (sunnita) del dittatore di cui sopra, la minoranza sciita del Paese (altra corrente dell'Islam ma minoritaria a livello mondiale) ebbe la sua rivincita ed escluse la fazione avversa da posti pubblici, politici, esercito, ovunque.
Naturalmente essi divennero la più potente e determinata opposizione a Bush e all'Occidente della regione.
Ma le cose sembravano comunque poter migliorare nonostante l'improvviso cambio di volti al potere e nel 2007 si svolsero elezioni regolari nel Paese. I problemi iniziarono peró nel 2008 con il cambio di amministrazione negli Stati Uniti, ed è d'obbligo spezzare una lancia a favore di G.W. Bush. Il presidente del Texas infatti ha sempre avuto un'idea di politica estera molto "avventuriera" (a volte sembrava addirittura fine a se stessa) mentre il suo successore alla Casa Bianca, pur sembrando più equilibrato e attento ai problemi della regione mancava proprio di quello che il suo predecessore invece aveva ben chiaro: una strategia. Scelte in contrasto fra loro hanno portato nel 2011 al ritiro delle truppe e oggi le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Cosa fare quindi? Bisognerebbe agire con durezza e fermare l'avanzata dell'ISIL sul nascere, magari anche con la costituzione di un governo di transizione di respiro nazionale. L'unica cosa da non farsi è ripetere il caso Siria e stare di nuovo a guardare per mesi per poi essere costretti a mandare (dopo centinaia di migliaia di morti) insignificati aiuti di tipo umanitario.