Prima l'Italia
Stati Uniti d'Europa, la sfida di una generazione
Alessandro Dalpasso
Per introdurre la tavola rotonda sono partito da molto lontano, sia nel tempo che nello spazio, arrivando a scomodare George Washington e un suo discorso del 1781 in cui diceva che: "Un giorno, sul modello degli Stati Uniti d’America, nasceranno gli Stati Uniti d’Europa".
A saperlo avrei preferito tirare le fila di quella che è stata di sicuro una delle tavole rotonde più interessanti perché la qualità degli interventi, e non me ne voglia il Primo Presidente, è stata assolutamente di livello.
Grazie al prezioso contributo iniziale (via video) del ministro della difesa Mario Mauro, abbiamo gettato le basi per un dibattito che grazie ai preziosi contributi di Marco Cappa (presidente degli Young Democrats of Europe), Alessandro Cattaneo (sindaco di Pavia), Edouard Husson (DEAN Escp Europe) e Martina Spriano (segretaria dei Giovani Federalisti Europei) si è rivelato ricco di contenuti e interessanti provocazioni.
Partendo dalla base comunale e cittadina abbiamo analizzato il fenomeno del "top down e bottom up", abbiamo affrontato il tema delle elezioni europee del prossimo anno, apprezzato l'idea e il sogno di un’Europa coesa e federale, e infine constatato quali sono le criticità di questo sogno.
Sotto gli occhi di tutti c'è il fatto che manchi una Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), un accordo condiviso sulle politiche migratorie, e soprattutto è l'idea di fondo che é radicata nelle idee dei più ad essere sbagliata: non si può imitare il modello americano.
Questa è la sfida della nostra generazione: cogliere quello che c'è di buono giá oggi e usarlo come trampolino di lancio per riuscire a creare quello che era il sogno dei padri fondatori e oltre che uno spazio di libero scambio economico creare una vera Unione.
Prima l'Italia
Un'economia che riparte con la parola responsabilità
Ludovico Seppilli
Nel tentativo di riassumere quanto emerso dai panel economici di sabato mattina mi concentro su una parola che penso sia significativa: responsabilità.
Ne hanno parlato i grandi imprenditori e manager che ci hanno raccontato come poter uscire da questa crisi. Paolo Vitelli ci ha ricordato che un imprenditore deve, prima di pensare al proprio arricchimento, rendere solida l'azienda che guida, pronta a qualsiasi momento di difficoltà. Enrico Boglione ha insistito sull'importanza dell'etica applicata in ogni suo contesto, e Cosimo Pacciani ci ha spiegato perché la finanza, da strumento di aiuto, è diventato strumento di distruzione, quando è mancata la serietà e l'intelligenza nel suo utilizzo.
Anche i giovani imprenditori hanno richiamato il pubblico di fronte all'esigenza di sentirsi chiamati in gioco da un paese che, se non riparte, non può che chiedere a noi la ricetta per venirne fuori.
Infine le storie di successo. Build It Up e Retrò, due amici che ce la stanno facendo. Stanno realizzando nel loro ambito quel cambiamento tanto desiderato.
Queste esperienze così diverse si riuniscono intorno a un fatto semplice: sentirsi chiamati all'essere responsabili di fronte ai problemi che si constatano, e proporne delle soluzioni. Poi fare un salto ancora maggiore di responsabilità, e combattere per vedere quelle soluzioni diventare realtà.
L'economia è frutto delle nostre azioni quotidiane, solo tornando ognuno consapevole di quanto può e deve incidere potremo farla ripartire davvero.
Prima l'Italia
L'Italia che vorrei
Lorenzo Tassone
Ancora carico di emozioni dopo i due giorni di Prima l’Italia, mi ritrovo a riflettere sul panel che ho preferito: ‘L’Italia che vorrei’.
Cos’avrei detto io? Quale Italia vorrei? Onde evitare slogan e frasi fatte, cercherò di fare un paragone con esempi reali, prendendo spunto da realtà funzionanti in altri stati.
Vorrei un’Italia in cui la mobilità lavorativa venisse vista come una possibilità, mentre il posto fisso nella stessa azienda per tanti anni come un fattore negativo. Questa è infatti la differenza maggiore tra noi e gli Stati Uniti. Ho 22 anni e l’idea di fare un lavoro a tempo indeterminato mi disgusta. La noia che cos’è, se non ripetere una mansione per un tempo indeterminato?
Vorrei un’Italia che si lamenta di meno e fa di più. Un’Italia, o meglio degli italiani che ci provano, si mettono in gioco e rischiano. Vorrei che il fallito fosse colui che non ha mai provato e non colui che tentando di fare qualcosa, non è riuscito. A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca? Questa frase di Don Milani può essere applicata al lavoro o alla politica, e alla vita in generale. Voglio un’Italia che provi a fare grandi cose ma le abbandoni immediatamente se non funzionano. Non voglio uno Stato che fa propri i debiti dei privati, ma pretendo che quei soldi vengano investiti in nuove idee imprenditoriali. Negli Stati Uniti si dice ‘Go big or go home’, peccato che noi a casa non ci andiamo mai.
Vorrei un’Italia in cui una persona con un alto stipendio è invidiata non perché guadagna molto, ma perché significa che è brava nel suo lavoro. Non voglio più vedere dei membri del Parlamento che demonizzano lo stipendio di un ottimo conduttore televisivo ma voglio che esso venga ringraziato per l’ottimo lavoro che svolge.
Lo stesso conduttore televisivo chiese a Renzo Piano se un giovane dovesse partire o restare. Egli rispose che i giovani devo partire, ma per curiosità e non per disperazione. Non voglio un’Italia che giudichi male i tanti giovani che vanno a fare esperienze di lavoro all’estero. Vorrei invece che venissero elogiati perché quando torneranno, sicuramente porteranno un bagaglio culturale utile al Paese.
Prima l'Italia
Speaker's corner
Stefano Lioy
Ieri si è conclusa la seconda edizione di Prima l'Italia. É stato un evento ricco di spunti di riflessione e di momenti di confronto tra noi giovani e gli ospiti che hanno dimostrato di avere capito fino in fondo il senso di questa iniziativa. Tra i tanti panel che la due giorni ha voluto proporre ho partecipato in prima persona a quello che invitava noi giovani ad esprimere il nostro desiderio di un' Italia migliore. Sono stato entusiasta di potermi confrontare con le idee e le esperienze di ragazzi vogliosi di mettersi in gioco e rischiare il tutto per tutto pur di dare un contributo serio e concreto per il cambiamento del nostro amato Paese. L'Italia di domani ha bisogno di una classe dirigente seria e competente che possa mettere insieme le nuove leve e persone esperte capaci di consigliare i talentuosi e audaci nuovi elementi in situazioni complicate come quelle che ci troviamo ad affrontare oggi. Per tornare a poter alzare la testa come italiani in Europa e nel mondo dobbiamo cambiare radicalmente ma non dobbiamo distruggere quanto di buono abbiamo a disposizione già oggi. Rinnoviamo, rottamiamo se occorre ma non eliminiamo a priori ció che di positivo è stato prima di noi perchè al di là degli slogan nel futuro dovremmo confrontarci con la vita reale e non con una campagna elettorale. Penso che da iniziative come Prima l'Italia si possa ricominciare a sognare quell'Italia che vorrei e che i tanti ospiti di ieri hanno dimostrato di desiderare tanto quanto me.
Prima l'Italia
Le riforme costituzionali di cui il Paese ha bisogno
Alberto Di Guida
Nella seconda giornata di Prima l'Italia si è parlato di sprechi, di rappresentanza, e di paradossi. Nicolò Mardegan, presidente del LabIdee, Nicolò Zanon, membro del CSM, Gabriele Marino, della Bocconi University, e Corrado Griffa, di Italia Aperta, ci hanno spiegato perché quella italiana è una crisi nella crisi.
Da decenni si parla di riformare una Costituzione vecchia di settant'anni. Il bicameralismo perfetto va superato, e dal dialogo è emersa come opzione vincente la possibilità di avere una Camera che si occupi di legiferare, e un Senato che si occupi di rappresentare le autonomie. Anche se l'idea di un'unica Camera che ricompre entrambi i compiti può catturare maggior consenso tra la popolazione, perché si avrebbe un risparmio maggiore.
Si è parlato di un paradosso, che consiste nel fatto che il Senato debba riformare se stesso. Che i senatori debbano approvare la loro riduzione di numero e di poteri. Se un sistema che non ne ha nessun interesse interno deve riformare se stesso, l'unica speranza può arrivare dalle spinte esterne. Ma la società chiede con la forza necessaria che il processo si avvii?
Un'altro punto toccato è quello delle province e delle regioni, per non parlare di quelle a statuto speciale, che sono uno spreco di soldi, che hanno legislazioni disomogenee, che non si assumono la responsabilità delle colpe ma gravano sul governo centrale, e che come risultato scoraggiano gli investimenti.
Gli spunti sono stati molti, e presto sul nostro sito appariranno dei resoconti anche degli altri panel. Speriamo come un dibattito antico e mai così attuale come questo abbia catturato la vostra attenzione.
Prima l'Italia
La chiamavano salva-crisi
Elisabetta Olivero
Aziende che chiudono, casse integrazioni che si moltiplicano, disoccupazione che aumenta, eppure un modo alternativo per salvarsi da questo buco nero, che sembra travolgere senza pietà, ci deve pur essere. Nell'ultimo quinquennio l'Italia, e non solo, ha scoperto l'America, o meglio una delle genialate americane che però si è rivelata vincente e soprattutto salva-crisi: la blog mania.
E' pieno di piattaforme totalmente gratuite in cui con pochi e rapidi click si può iniziare a creare la propria pagina. Sicuramente ci vuole un po' di fantasia, abilità di scrittura nemmeno troppo elevata, capacità di accostare colori e slogan vincenti. Insomma darsi una linea, un tema e spazio alla fantasia.
Dal momento che la crisi, però, non è seduta solo nelle tavole dei consumatori, ma anche nei blasonati buffet delle aziende, e queste ultime non hanno intenzione di rinunciare ai loro vezzi, si affidano a sistemi che in realtà tanto blasonati non sono. Ma che hanno efficacia massima.
Ecco che la blog-mania colpisce anche i vertici del commercio. Il procedimento è semplice, il rischio minimo e la visibilità massima. Azienda X invia a soggetto Y, proprietario del blog, un prodotto in modo totalmente gratuito e magari anche accompagnato da un piccolo compenso con la sola clausola di recensirlo, queste review vengono presentate come totalmente imparziali, il lettore è contento di questa dichiarazione, legge l'articolo, e magari nello stesso trova anche un buono sconto per acquistare da quell'azienda e non può di certo farsi sfuggire l'occasione: il prodotto sembra ottimo e il prezzo è competitivo, in più si aggiunga il buono sconto. In tre nano secondi l'azienda avrà una crescita esponenziale degli acquisti.
Dunque il fenomeno blog funziona: fa girare l'economia, fa incassare qualche soldino e regala speranza per un futuro migliore.