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Gessetti n. 9-2022

1 settembre 2022

Ehi prof! Siamo pronti per il nuovo anno scolastico? Per un inizio col giusto sprint abbiamo pensato di inserire in questo vario numero  di Gessetti:
Buona lettura  (e buon ascolto per gli amici del podcast)!
Prima di augurarti buona lettura, ti chiediamo un attimo della tua attenzione: con le donazioni già ricevute, in base al numero attuale di lettori, possiamo proseguire il nostro lavoro. Torneremo a chiedere il tuo contributo, qualora fosse nuovamente necessario. Ti ringraziamo molto! Buona lettura (e buon ascolto per gli amici del podcast)!

Un inizio in campagna elettorale

Foto di Marco Oriolesi su Unsplash

Questo inizio di anno scolastico, in piena campagna elettorale, ci interroga su come scuola e politica siano collegate.
Uno, perché le scelte politiche influiscono notevolmente sul mondo scolastico, orientandone la direzione. Pensiamo, per esempio, alla quantità di risorse finalizzate all’incremento della cittadinanza digitale, diventata indispensabile per muoversi nel mondo attuale: dal risolvere un problema pratico cercando sul web, alle procedure digitalizzate per interloquire con la pubblica amministrazione, dalla consapevolezza delle implicazioni su privacy e sicurezza dei propri dati alle capacità critiche per scegliere fonti di informazione, si tratta di competenze di cui oggi non è possibile fare a meno. L’insistenza sulla valorizzazione delle materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), l’accento sulla didattica digitale integrata, la fornitura di infrastrutture digitali e tecnologie informatiche costituiscono gli orientamenti di politica dell’educazione più consistenti degli ultimi anni.
Due, perché in Italia esiste un problema di povertà educativa che va affrontato e che i diversi governi avvicendatisi negli ultimi decenni hanno troppo spesso rimosso, muovendosi solo in una poco lungimirante ottica di risparmio. Ogni soldo speso sulla scuola a lungo andare, infatti, comporta un ritorno in termini di competenze, capacità imprenditoriale, ricerca, salute pubblica (sì, chi ha un titolo di studio più alto tende ad applicare migliori strategie per la propria salute e il proprio benessere), sicurezza sociale (“Colui che apre una porta di una scuola, chiude una prigione.”, diceva Victor Hugo).
Sul piano sociale, il compito della scuola in una società democratica è quello di promuovere la mobilità sociale: di rendere possibile cioè l’accesso alle classi sociali superiori anche a chi viene da classi inferiori. I dati mostrano però che, a partire dalla fine degli anni settanta, la scuola italiana non contribuisce più a questa mobilità, anzi stigmatizza le condizioni di partenza, dalla valutazione finale all’orientamento nella scelta del percorso della scuola superiore.
Tre, perché educando e istruendo le nuove generazioni, la scuola fa inevitabilmente politica: trasmette la tradizione culturale, infonde una corretta attitudine critica, comunica valori fondanti, funge da esempio di una piccola comunità socialmente coesa e inclusiva.
Per comprendere la valenza della funzione politica della scuola, basti ricordare con quale attenzione i regimi totalitari programmino il cursus dell’istruzione, dai libri di testo alle manifestazioni pubbliche divise per fasce d’età.
In positivo, pensiamo a quanto può fare ogni docente in ogni singola ora di lezione, e ancor di più se supportato dalla comunità educante della scuola in cui opera. Ogni giorno da persone di scuola siamo chiamati a mostrare, a esemplificare, a vivere: l’accoglienza di ciascuno a prescindere dalla provenienza etnica, religiosa, sociale; il rispetto delle idee altrui, del turno di parola, dell’avversario nei dibattiti anche i più accesi; la promozione della ricerca del sé e della propria identità; l’empatia per ogni manifestazione umana, superando stereotipi e fobie. Don Milani, da grande educatore, adottò il motto I care, come netta contrapposizione all’indifferenza e agli egoismi. Questa frase, scritta su un grande cartello nella scuola di Barbiana, riassumeva le finalità educative di una scuola che intendeva promuovere e sostenere il riscatto dei più disagiati. Alla base la concezione dell’istruzione come strumento di presa di coscienza sociale, civile e morale: "Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l'avarizia".
Fare politica a scuola non vuol dire attirare gli alunni dalla propria parte, ma formare in loro gli strumenti per discernere, valutare e scegliere la loro parte, insegnando non cosa pensare ma a pensare. Fare politica a scuola vuol dire andare oltre l’addestrare a collezionare punti (“collecting dots”) e lanciarsi nell’insegnare a connettere punti (“connecting dots”, Seth Godin, Stop Dealing Dreams): “il vero oggetto della formazione è quello di mettere un uomo nella condizione di porre continue domande.”(Mandell Creighton).

Tiziana Palmieri
@perdin.dirigente

Le etichette alimentari cambieranno il tuo modo di fare acquisti?

Foto di Franki Chamaki su Unsplash


Man mano che l'impatto sul clima degli alimenti diventa più chiaro, i consumatori stanno valutando come modificare la propria dieta. Il cibo che mangiamo è responsabile di un terzo delle emissioni globali di gas serra, ma qual è l’apporto effettivo di anidride carbonica che settimanalmente produce la nostra spesa? 
L'impronta climatica misura la quantità di emissioni di gas serra derivanti dalla produzione, dal trasporto e dall'imballaggio di un determinato alimento. Diversi gas serra vengono convertiti poi in chilogrammi di anidride carbonica equivalente. È possibile quindi calcolare l'impronta climatica di un alimento per chilogrammo o per porzione. 

In un articolo pubblicato su Financial Time il 30 giugno scorso Robin May, capo del comitato scientifico della Food Standard Agency del Regno Unito, afferma: "Le persone sono molto più attente al cibo ora. Sappiamo che una parte molto significativa della popolazione ha cambiato dieta o ha cercato di cambiare dieta negli ultimi 12-18 mesi per diventare più sostenibile". I consumatori, afferma, hanno diritto a "un'etichettatura onesta e trasparente degli alimenti".
È qui che entra in gioco “l'etichettatura del carbonio”. Un'indagine del 2020 per il gruppo Carbon Trust ha rilevato che la maggior parte dei consumatori nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in vari paesi europei ha sostenuto l'idea delle carbon labels sugli articoli alimentari.
La Danimarca ha annunciato che spenderà 9 milioni di Corone (all’incirca 1,3 milioni di dollari) per sviluppare proposte di etichettatura del carbonio entro la fine dell'anno, diventando una delle prime nazioni a farlo. L'azienda di latte d'avena Oatly ha etichette di carbonio sui suoi prodotti, mentre il gruppo alimentare Quorn ha iniziato a inserire dati sull’anidride carbonica prodotta su alcuni dei suoi prodotti nel 2020 e punta a farlo per il resto entro la fine di quest'anno.
Mentre le aziende alimentari, i rivenditori e i gruppi ambientalisti lavorano su schemi di etichettatura per indicare la produzione di anidride carbonica di ogni alimento sul mercato, il Financial Times ha creato uno strumento interattivo per aiutarti a calcolare le emissioni di gas serra dei tuoi generi alimentari in modo da poter capire il costo in carbonio emesso di ciò che mangi.
Uno strumento semplice ed efficace per valutare quali alimenti della nostra spesa pesano di più in termini di emissioni di gas ad effetto serra. Prova a fare una prova e facci sapere quali alimenti pesano di più nella tua spesa!

Riccardo Cabrini
@cabriniprofdimate

Un museo
MU-CH - Museo della chimica

 

Il 1 luglio 2022 a Settimo Torinese (TO) ha aperto il MU-CH - Museo della Chimica, il primo museo d’Europa interattivo interamente dedicato alla chimica. Un luogo dedicato a grandi e piccini che vuole accompagnare i suoi visitatori alla scoperta del mondo delle STEM mediante attività pratiche e di laboratorio. Le tre regole principali del museo e che promettono davvero bene, sono: i) sperimentare, ii) essere curiose e curiosi e iii) vietato non toccare!
Insomma #teamdocenti non resta che trovare uno spazio in agenda per andare a visitare il MU-CH e, perché no, proporlo come novità per i viaggi d’istruzione 2022/23! Per maggiori informazioni vi lasciamo il sito qui.

Emanuela Chiodo
@lascienzatraibanchi

Un podcast
Prima la scuola - Marco Campione 
Marco Campione
Rai Radio 1

https://linktr.ee/primalascuola

Come in tutti i settori del lavoro, anche la scuola ha il suo lessico, i suoi neologismi, spesso poco comprensibili al grande pubblico di non addetti ai lavori. Il podcast di Marco Campione parla di scuola con le parole di tutti quanti. Perché #primalascuola sia una priorità di tutto il Paese. 

Riccardo Cabrini
@cabriniprofdimate

Un libro per ragazzi
Giù nel blu

testi di Gianumberto Accinelli
illustrazioni di Giulia Zaffaroni

Nomos Edizioni

Giù nel blu è un albo illustrato straordinario. E’ un libro immersivo: si sviluppa in verticale e man mano che si sfogliano le pagine si scende nella profondità del mare. La scala metrica riportata su ogni pagina con l’indicazione della profondità a cui ti trovi, il grado di luminosità delle acque e la diversa tonalità di blu saranno le tue uniche bussole in questa vera e propria immersione. Può vedere anche una video recensione a questo link

Riccardo Cabrini
@cabriniprofdimate

“Se, fuori di noi, siamo tutti costretti a sottometterci alla tirannia dello scorrere del tempo, nella nostra coscienza intima, grazie alla memoria, i vissuti, i prodotti dell’immaginazione - ma anche gli elementi che fanno parte della nostra conoscenza - costituiscono una durata organica che trascende, per così dire, le rotture, gli iati, le separazioni che esistono nel tempo e nello spazio” (François Cheng, Cinque meditazioni sulla bellezza).

Il piccolo libro del filosofo francese è stato sicuramente la mia lettura dell’estate. A maggior ragione perché (apparentemente) non presentava occasione di puntualizzare dettagli della professione docente, mi sembrava il terreno ideale sul quale lasciar correre lo sguardo. E poi… accidenti! come si fa a rinunciare alla possibilità di mettere a fuoco che cosa sia la bellezza? Per alzare lo sguardo dalle brutture, spesso imposte e costruite dall’Uomo, delle quali sembra non si riesca più a fare a meno.

E invece…
Invece ho scoperto che dentro quelle poche pagine si nascondeva un tesoro, soprattutto per chi insegna. E non vi era nemmeno la necessità di scavare troppo a fondo per dissotterrarlo.
Rileggiamo il brano che è riportato in apertura, ad esempio. Vale per noi adulti, ma vogliamo mettere la portata che può avere se immaginassimo a declinarlo sui nostri giovani studenti? Non so voi, ma spesso io ho la sensazione che - per la loro età e, forse a maggior ragione, a causa del contesto storico nel quale sono nati - essi subiscano lo scorrere del tempo più che credere di poterlo volgere in vita. I mesi passano, le verifiche si alternano, è tempo di pagella, chissà se mi darà il debito… La loro vita si svolge sempre altrove: non appena suona la campanella, nelle chat con la compagna, organizzando l’uscita del sabato.
Leggendo le parole di Cheng, mi è nata la folle speranza che esista anche un’altra possibilità.  Fare capire, a chi sta dall’altra parte della cattedra, che se è vero che nei confronti del tempo noi siamo soggetti passivi, è anche vero che il bello del crescere consiste nell’unire tanti minuscoli eventi, dotare questo ‘tessuto’ di senso, e plasmare concretamente, da soggetti attivi, una vita. La vita come ‘durata organica’, nelle parole di Cheng. Sta poi a noi costruire, nelle nostre classi, piccole grandi rappresentazioni teatrali (sono convinta che ogni ora di lezione sia un breve atto di un ‘drama’ più ampio) che suscitino immedesimazione, pietà, ira, compassione. Vogliamo farlo con un brano di antologia oppure con una legge fisica…? Sta a noi scegliere e sarà sempre un’ottima scelta. Perché, in ogni caso, lo facciamo mettendo sul palco la nostra persona, il suo vissuto (anche di conoscenze, come ci ricorda il brano) e le sue speranze, lì chiamate ‘prodotti dell’immaginazione’. Davanti ai loro occhi noi siamo l’esempio di una durata e non di un tempo, ovvero della prova che anche ciò che ci scorre attraverso e ci investe, si può addomesticare. 

Simona Butò
@epea.pteroenta

Abbiamo pensato al nome Gessetti perchè ci è sembrato l'oggetto più adatto a rappresentare i molteplici colori che compongono la realtà della scuola. La scuola che ci piace è infatti variopinta come la vita. Anzi, a scuola c'è vita: ci sono soffitti di domande, risate e anche sogni. Ci sono pareti tappezzate di confronto, incontri e, a volte, delusioni. Ci sono lavagne di cose nuove da imparare e di abitudini da reinventare.
Ci accomuna l'amore per la scuola come luogo di scoperta e di apprendimento, di crescita e di civiltà per tutti. 

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